Malattie più comuni

nei pesci d'acqua dolce

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. .NoName•
        +2   +1   -1
     
    .

    User deleted


    Questo articolo racchiude anni di ricerche e studi in merito alle malattie più comuni che possono colpire i pesci ornamentali in acquario. Si concentra prevalentemente sui carassi e sui pesci d'acqua dolce ornamentali.
    Un'errata conduzione dell'acquario facilita l'insorgenza di malattie di diversa natura, favorendo la comparsa e lo sviluppo di agenti patogeni e di stress. Quest'ultimo causa il calo di difese immunitarie che porta l'animale ad ammalarsi.
    Prima di curare la malattia è infatti bene assicurarsi che la malattia non sia causata dalla cattiva gestione. Pertanto, dopo aver consultato la nostra lista delle malattie più diffuse, per favore spendete un poco di tempo per assicurarvi che le cure che state fornendo al vostro pesce siano idonee. Controllate nitriti, nitrati, pH, temperature, luci, compatibilità con i compagni in vasca, il filtro e assicuratevi che la vasca non sia sovrappopolata.
    Quando acquistate un pesce nuovo, ricordate sempre prima di inserirlo nell'acquario, di lasciarlo per almeno due settimane (15/20 giorni) in solitudine in un'altra vasca o bacinella di quarantena, per verificare che sia sano prima di inserirlo in acquario e mettere a rischio la vita degli altri pesci presenti. Durante questi giorni dovrete tener d'occhio il pesce nuovo per assicurarvi che stia bene. Trascorsi i 15 giorni in perfetto stato senza complicazioni, potrete effettuare il trasloco nella vasca definitiva.

    Se sentite l'esigenza di essere seguiti da un esperto, entrate a far parte della nostra community (presentatevi in questa sezione) e leggete il Regolamento del Forum, dopodiché aprite un topic nella sezione Malattie.


    Elenco delle malattie più comuni nei pesci d'acquario d'acqua dolce


    Infezioni da Protozoi


    Ichthyophthirius Multifilis
    Sul corpo del pesce compaiono piccoli puntini bianchi della grandezza di punte di spillo, sono dovuti al protozoo ciliatoIchthyophtirius multifiliis, molto comune nei pesci che subiscono stress o vivono in condizioni inadatte. Talvolta può essere anche causato dall'inserimento in acquario di un pesce portatore. Raramente è mortale se presa in tempo. SI può ripresentare ogni volta che l'animale subirà stress e sbalzi termici.
    Nei pesci rossi non va confusa con i tubercoli nuziali (puntini che si presentano sugli opercoli e sulle pinne pettorali dei maschi in periodo di accoppiamento).

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: In commercio si possono trovare molti prodotti efficienti in grado di fermare il ciclo del protozoo, uno dei più utilizzati è senza dubbio Faunamor, oppure si può utilizzare del blu di metilene (in soluzione 1:100 o in polvere, ovviamente in farmacia). Se possibile alzare la temperatura della vasca a 28° (anche 30/32° in caso di pesci tropicali che reggano la temperatura alta) e far fare bagni in acqua e sale marino con soluzione 10 g/L per dieci minuti al giorno fino a scomparsa dei sintomi.

    FUCBoTV



    Chilodonella
    La Chilodonella spp è un protozoo ciliato che aggredisce i pesci d'acqua dolce nutrendosi delle loro branchie e della cute. Come il suo parente stretto Ichthyophthirius, colpisce pesci in condizioni di disagio e stress. L'infezione può essere confusa con quella dell'Ichtyophthirius multifilis, tuttavia è più grave, ha una mortalità più elevata ed un decorso molto più veloce. Sintomatologia identica.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: è importante essere tempestivi, In commercio si possono trovare molti prodotti efficienti in grado di fermare il ciclo del protozoo, uno dei più utilizzati è senza dubbio Faunamor, oppure si può utilizzare del blu di metilene (in soluzione 1:100 o in polvere, ovviamente in farmacia).
    E' anche possibile utilizzare, come terapia alternativa, bagni quotidiani di 30 minuti al giorno con acqua e formalina (3 ml di formalina ogni 10 litri d'acqua).
    Se possibile alzare la temperatura della vasca a 28° (anche 30/32° in caso di pesci tropicali che reggano la temperatura alta) e far fare bagni in acqua e sale marino con soluzione 10 g/L per dieci minuti al giorno fino a scomparsa dei sintomi.

    Tetrahymena Pyriformis e Trichodina spp
    Tetrahymena Pyriformis e Trichodina spp sono due protozoi ciliati che di norma vivono sui fondali di acqua dolce ma che possono diventare particolarmente aggressivi in caso di sovraffollamento della vasca e sovraccarico organico. Penetrano molto in profondità nella carne, sintomi simili a quelli delle infezioni degli altri protozoi ciliati.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: In commercio si possono trovare molti prodotti efficienti in grado di fermare il ciclo del protozoo, uno dei più utilizzati è senza dubbio Faunamor, oppure si può utilizzare del blu di metilene (in soluzione 1:100 o in polvere, ovviamente in farmacia).
    E' anche possibile utilizzare, come terapia alternativa, bagni quotidiani di 30 minuti al giorno con acqua e formalina (3 ml di formalina ogni 10 litri d'acqua).
    Se possibile alzare la temperatura della vasca a 28° (anche 30/32° in caso di pesci tropicali che reggano la temperatura alta) e far fare bagni in acqua e sale marino con soluzione 10 g/L per dieci minuti al giorno fino a scomparsa dei sintomi.

    0as0ebp



    Costia, Ichthyobodo Necatrix
    L'Ichthyobodo Necatrix, anche detto "Costia" è un parassita obbligato, un protozoo flagellato che in condizione di sovraffollamento dell'acquario si riproduce incontrollatamente, nutrendosi della cute e delle branchie del pesce, causando una grande produzione di muco che si manifesta visibilmente mediante colori opachi e tendenti al grigio.Nei casi più eclatanti anche delle ulcerazioni rosse sulla pelle. Il pesce ha un'andatura oscillatoria, si sfrega contro le decorazioni, nuota a scatti, presenta segni di asfissia e, in caso si stia parlando di pesci d'acqua fredda, si presentano anche pinne sfrangiate.
    È un parassita contagioso, che riesce a resistere fuori dall'acqua anche per qualche ora.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: Ichthyobodo Necatrix non riesce a sopravvivere ad alte temperature, pertanto basterà alzare la temperatura della vasca a 32° per uccidere il protozoo, che morirà nell'arco di qualche giorno.
    Nel caso in cui si è impossibilitati dall'alzare la temperatura, è anche possibile far fare bagni quotidiani di 30 minuti al giorno con acqua e formalina (20mg/L).
    È comunque consigliato fare bagni in acqua e sale marino con soluzione 10 g/L per dieci minuti al giorno e inserire in acquario una goccia di soluzione di blu di metilene (1:100) per ogni litro dell'acquario. La terapia continuerà fino alla scomparsa dei sintomi.
    In alternativa è possibile utilizzare anche il solfato di rame o il permangato di potassio (2mg/L).

    0osIVjW



    Malattia del velluto o Oodiniasi
    È una malattia provocata da un protozoo dinoflagellato detto Piscinoodinium pillularis, che non va confuso con il parente Amyloodinium ocellatum, che colpisce esclusivamente i pesci d'acqua marina. Piscinoodinium Pillularis (ex Oodinium) è molto contagioso, si nutre di cute e branchie dei pesci, penetrando a volte fino all'intestino, dove continua a nutrirsi della carne dell'animale dall'interno.
    Il muco aumenta notevolmente e assume una colorazione puntellata di colore giallo tendente al grigio.
    Il pesce presenta un aspetto sempre più vellulato, letargico, debole, inappetente, è possibile che compaiano anche infezioni secondarie e la perdita di peso avviene in maniera consistente.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: Questo parassita non tollera le temperature superiori ai 32 gradi, pertanto se il pesce malato è un tropicale, basterà alzare la temperatura a 35 gradi per 3 giorni per far sì che il parassita muoia. In caso di pesci d'acqua fredda, aumentare la temperatura quanto più possibile ed utilizzare una terapia a base di bagni in acqua e sale marino con soluzione 10 g/L per dieci minuti al giorno e inserire in acquario una goccia di soluzione di blu di metilene (1:100) per ogni litro dell'acquario. La terapia continuerà fino alla scomparsa dei sintomi.
    È possibile anche utilizzare una terapia a base di clorochina (10mg/L).

    0PWRqmn



    La malattia del buco, Hexamita spp e Spironucleus
    Hexamita spp e Spironucleus spp sono molto simili, si tratta di due protozoi flagellati che abitano di norma l'intestino dei pesci. In caso di stress dovuto a trasporto, sovraffollamento, alimentazione errata e via discorrendo, il parassita comincia a riprodursi in maniera incontrollata causando bruschi cali delle difese immunitarie che inevitabilmente portano a malattie secondarie, dimagrimento, apatia, inappetenza, isolamento, nuoto a scatti. È possibile notare che i colori del pesce diventano più scuri e opachi, le feci diventano biancastre e mucillaginee.
    Il nome "malattia del buco" è data da una particolarità di questo protozoo, che sfocia verso la cute, di norma nei pressi della testa, causando un iniziale grosso punto bianco, che piano piano si allarga rivelando un'ulcerazione biancastra che può causare la formazione di un grosso buco che porta alla morte per infezioni secondarie.
    La malattia è causata da scarse condizioni igieniche e da alimentazione scorretta e cali vitaminici.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: Innanzitutto l'alimentazione va variata, aumentate le verdure nella dieta e acquistate delle vitamine da sciogliere nell'acqua. Nel caso di pesci, come i pesci rossi, che sono onnivori, sospendere per qualche giorno la dieta composta da proteine animali, sostituendola con piselli, zucchine, carote e soprattutto aglio, il tutto bollito quasi fino a disfarsi. L'aglio è un antiparassitario intestinale naturale e può aiutare a prevenire le infestazioni parassitarie intestinali.
    Se la malattia è in stato avanzato, la terapia si baserà sul principio attivo del metronidazolo.
    Se la malattia è agli inizi, sarà sufficiente l'alimentazione con aglio e verdure, un supplemento vitaminico e bagni in acqua e sale marino con soluzione 10 g/L per dieci minuti al giorno e inserire in acquario una goccia di soluzione di blu di metilene (1:100) per ogni litro dell'acquario. La terapia continuerà fino alla scomparsa dei sintomi.

    QOjBvnh



    Coccidiosi
    I Coccidi sono parassiti sporozoi particolarmente famosi per le fastidiose infestazioni che interessano anche gli animali domestici più comuni, come cani, gatti, conigli, pappagallini etc. Essi si possono trovare anche nell'intestino di molti pesci. Causano infiammazioni al tratto gastrointestinale e se trascurati possono diffondere l'infiammazione anche agli organi circostanti. In questo caso possono verificarsi occlusioni intestinali, infiammazioni croniche della vescica natatoria,feci mucillaginose, inappetenza e via discorrendo.
    Nei ciprinidi come carpe e carassi, i coccidi più diffusi portano il nome di Eimeria Subepitelialis.

    I coccidi che aggrediscono i pesci (e non solo) possono essere di varie specie differenti. Fra le tante, ricordiamo per esempio il Cryptosporidium,che è in grado di contagiare anche l'uomo. Esso provoca nell'uomo forti diarree ma si rivela pericoloso solo negli individui delicati come gli immunodepressi. Pertanto si consiglia sempre di lavare le mani prima e dopo aver toccato pesci che non si è certi siano sani al 100%. Una buona quarantena di norma è sufficiente per capire se il pesce è sano e non portatore di questi parassiti. Per sicurezza, durante la quarantena, una dieta a base di aglio bollito e verdure è sufficiente per debellare la presenza di questi protozoi.

    Trattamento: quasi tutti i trattamenti hanno scarso risultato. Nei pesci di norma è sufficiente attuare una terapia alimentare a base di aglio bollito, evitando qualsiasi altro alimento per diversi giorni, ottimizzando la pulizia della vasca e nei casi più gravi è possibile utilizzare azitromicina o metronidazolo, con dosaggio di 100mg ogni 10 litri.


    Sphaerospora spp, infiammazione cronica della vescica natatoria
    Con il termine Sphaerospora si vuole indicare un parassita miscroscopico appartenente alla classe dei Myxosporea, ossia Myxozoa, capace di infestare le cavità del corpo della vittima. Nonostante in principio fu classificato come protozoo, in seguito venne identificato come metazoa, ossia un organismo pluricellulare. Questo parassita, scoperto e studiato solo negli ultimi decenni, è avvolto tuttora da una certa aura di mistero. L'argomento non è stato del tutto eviscerato e quindi le informazioni che sappiamo sono poche paragonate alla nostra curiosità in merito. Pertanto i fattori che rendono possibile lo scatenarsi di questa patologia sono ad oggi sconosciuti.
    Le specie di Sphaerospora che di norma aggrediscono i carassi sono S. Renicola e S. Carasii. Esse causano infiammazioni branchiali e infiammazioni croniche della vescica natatoria. Tuttavia danno modo ad altre specie batteriche opportuniste di approfittarsi della debolezza dell'animale, che di conseguenza rischia di morire per infezioni secondarie.
    Solitamente si verifica negli esemplari molto giovani, causando vere e proprie stragi, soprattutto allo stato brado. Tuttavia è possibile trovare questo ospite misterioso anche in acquario.
    È contagiosa e si diffonde a tutti gli ospiti della vasca, sebbene non tutti sviluppino i sintomi nel medesimo lasso di tempo.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: una volta manifestata la malattia è molto difficile riuscire a debellare completamente la malattia. Purtroppo si incorre nel rischio che il pesce muoia per sfinimento prima che abbia fine la cura, che ha una durata di diverse settimane. Qualcuno consiglia di utilizzare un farmaco senza obbligo di ricetta detto Amprolium, oppure una terapia a base di metronidazolo (100mg/10L) associata ad un altro antibiotico ad ampio spettro per combattere le infezioni opportunistiche secondarie, come amoxicillina o azitromicina.
    Le possibilità di successo sono scarse. Tuttavia offre buone probabilità di sopravvivenza agli altri esemplari che sono entrati in contatto col metazoa. Anche essi devono essere trattati come se fossero malati. In questo modo il parassita verrà debellato prima che possa effettivamente arrecare danni agli altri abitanti della vasca.


    Hoferellosi
    Hoferellum Carassi e Hoferellum Ciprini sono due parassiti responsabili della ipertrofia renale del pesce rosso e della carpa. La malattia in genere non si manifesta fino a che la salute del pesce non è davvero compromessa. È estremamente contagioso, pertanto i pesci che contraggono questa patologia, dapprima manifestano gonfiore ad un fianco, che successivamente si diffonde anche all'altro lato. La malattia viene spesso confusa con idropisia, in quando essa si conclude nel medesimo modo, con un gonfiore esorbitante e apparentemente incurabile. In alcuni casi il gonfiore smisurato è preceduto dall'infiammazione cronica (e apparantemente immotivata) della vescica natatoria.
    Mentre risulta quasi impossibile curare un esemplare in uno stadio della malattia molto avanzato, è tuttavia possibile prevenire la stessa sorte agli altri ospiti della vasca. Infatti, con un adeguato trattamento, si può evitare che gli altri pesci facciano la stessa fine.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: somministrare nell'acquario (senza l'utilizzo quindi di vasche di terapia) a tutti i pesci che sono entrati in contatto con l'animale infetto, un medicinale da banco senza obbligo di ricetta il cui nome è Amprolium.
    Un articolo che vi consiglio di leggere se siete interessati al caso, è accessibile cliccando qui.

    Parassitosi da vermi


    Esoftalmo ed occhio opaco, Diplostomiasi
    Quando gli occhi del pesce si gonfiano o assumono un colorito tendente al bianco, opaco, potremmo essere di fronte ad un'infezione parassitaria dovuta a Diplostomum Spathaceum, ossia un verme piatto parassita appartenente alla classe dei Trematodi, sottoclasse digenei. Sono parassiti dotati di organi adesivi e infestano non solo l'occhio, bensì anche cistifellea, fegato, tubo digerente e sangue.
    Questo parassita inizialmente colpisce un occhio solo. Il contagio da pesce a pesce è molto basso, infatti i principali portatori di questo parassita sono le lumachine d'acqua dolce provenienti da vasche infette o da stagni e stato brado.
    Il verme, invisibile ad occhio nudo, procede infiltrandosi nel corpo dell'animale e infiltrandosi nel bulbo oculare, dove comincia a distruggere il cristallino, rendendo il pesce parzialmente o totalmente cieco.
    Nonostante ciò l'esoftalmo e l'occhio opaco potrebbero essere benissimo sintomi di un'infezione batterica/micotica già in atto.

    Non comporta rischi per l'uomo

    Trattamento: in commercio è possibile reperire medicinali come Baktowert o Mycowert della Sera o General Tonic Plus della Tetra.
    Acquistare in farmacia Droncit (praziquantel) antiparassitario per cani e gatti. La terapia si divide in 3 cicli e dura 6 settimane. Tutti gli esemplari in vasca andranno trattati anche se non manifestano sintomi.
    Un ciclo è così organizzato: Somministrare la medicina oralmente facendo impregnare del mangime con il principio attivo, poi inserire direttamente in acquario una compressa di Droncit ogni 40 litri. Ripetere la terapia per 3 volte a distanza di 2 settimane l'una dall'altra.

    JCuJA9K



    Dattilogirosi
    Il Dactylogyrus e Gyrodactilus sono vermi piatti della famiglia dei Trematodi, attaccano prevalentemente pesci d'acqua fredda, soprattutto nei laghetti. Aggrediscono le branchie del pesce, che d'istinto nuota a scatti nei pressi della superficie dell'acqua. Il respiro è affannoso e si ha una grande produzione di muco a livello branchiale. Dapprima il pesce è agitato e può arrivare a tentare anche di saltare fuori dalla vasca dalla disperazione. Quando la malattia è già in stato avanzato, il pesce si arrende, entrando in uno stato letargico e apatico, smettendo di nutrirsi.
    La proliferazione di questo parassita è dovuta a cattive condizioni dell'acqua, eccesso di cibo, pH alterato, shock termici, stress, viaggi, sovrappopolazione...

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: il trattamento potrebbe richiedere diversi giorni in quanto il parassita va sterminato totalmente insieme alle sue uova.
    Effettuare bagni in acqua e sale marino con soluzione 20 g/L per quindici minuti al giorno.
    Acquistare in farmacia Droncit (praziquantel) antiparassitario per cani e gatti. La terapia si divide in 3 cicli e dura 6 settimane. Tutti gli esemplari in vasca andranno trattati anche se non manifestano sintomi.
    Un ciclo è così organizzato: Somministrare la medicina oralmente facendo impregnare del mangime con il principio attivo, poi inserire direttamente in acquario una compressa di Droncit ogni 40 litri. Ripetere la terapia per 3 volte a distanza di 2 settimane l'una dall'altra.


    BUn0uSI


    Parassitosi da Crostacei


    Parassitosi da Lernea
    La Lernea è un genere di crostacei parassiti che si ancorano alla cute del pesce e sporgono di qualche millimetro (fino ad un massimo di 2cm) dalla pelle, sono di colore bianco. Essi provocano infiammazione e ulcerazione nel punto in cui si attaccano con il loro apparato orale ad ancora, irritando in modo spiacevole la vittima. Si rivelano pericolosi solo quando un numero elevato di esemplari aggredisce lo stesso pesce.
    Si attacca soprattutto ai ciprinidi ed infesta laghetti e specchi d'acqua all'aperto soprattutto nei mesi estivi.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: per eliminarlo è sufficiente strappare il verme bianco con una pinzetta e far fare dei bagni in acqua e sale marino (concentrazione 10g/L) al pesce ogni giorno per dieci minuti fino alla completa guarigione del punto in cui era attaccato il parassita.

    qbYmVeL



    Parassitosi da Ergalidi
    I membri della famiglia Ergasilidae, gli Ergasilus, sono tra i più diffusi crostacei parassiti dei pesci.
    Di norma si attaccano a branchie e bocca del pesce, sono lunghi circa 2mm.
    Il pesce malato nuota a scatti, cerca di sfregarsi sul fondale, con tale foga da graffiarsi e squamarsi da soli, di conseguenza si espongono a malattie secondarie che potrebbero portarlo alla morte.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: è possibile, nel caso in cui ci siano pochi parassiti, eliminarli a mani nude con una pinzetta, come per la Lernea. Se sono troppi e la condizione del pesce è grave, è possibile far fare bagni quotidiani di 30 minuti al giorno con acqua e formalina (3 ml di formalina ogni 10 litri d'acqua).
    E' comunque consigliato fare bagni in acqua e sale marino con soluzione 10 g/L per dieci minuti al giorno e inserire in acquario una goccia di soluzione di blu di metilene (1:100) per ogni litro dell'acquario. La terapia continuerà fino alla scomparsa dei sintomi.

    cyAxw9r



    Parassitosi da Argulidi
    L'Argulus Foliaceus, un crostaceo parassita della famiglia dei Branchiuri, possiede un corpo appiattito e traslucido, le dimensioni variano da qualche mm ad un massimo di 1cm. E' estremamente grande come parassita, pertanto è possibile vederlo ad occhio nudo.
    Quando l'Argulus punge la sua vittima, inietta al suo interno una sostanza tossica, questo è il danno maggiore che infliggono al pesce parassitato, che di conseguenza diventa irritabile e soffre molto.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: questi parassiti possono essere tolti tranquillamente con una pinzetta, e far fare dei bagni in acqua e sale marino (concentrazione 10g/L) al pesce ogni giorno per dieci minuti fino alla completa guarigione del punto in cui era attaccato il parassita.

    44kQOdp



    In rete ho trovato una scheda fantastica in formato pdf contenente una lista estremamente dettagliata e completa di tutti i parassiti dei pesci ornamentali e non. Tutti i diritti riservati a Bariparasitology.it e al Dipartimento di Medicina Veterinaria di Bari.

    Infezioni da Batteri


    Corrosione delle pinne e Peste rossa
    Si tratta di un'infezione causata prevalentemente da batteri Gram negativi, prevalentemente del genere Aeromonas spp.- e Pseudomonas spp., che proliferano in caso di sovraccarico organico.
    La malattia si diffonde prevalentemente in acquari sovrappopolati o sporchi con strumenti di filtraggio inadatti.
    Sulla cute si distruggono le scaglie e al loro posto compaiono delle ulcere rossastre. Le pinne si sfaldano progressivamente, perdono colore e si frastagliano lasciando scoperti i raggi ossei. Spesso a causa della debilitazione data da questi batteri compaiono anche infezioni batteriche o fungine secondarie.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: urge una pulizia accurata dell'acquario, in commercio è possibile acquistare Dessamor, oppure si può utilizzare del blu di metilene (in soluzione 1:100 o in polvere, ovviamente in farmacia) e far fare bagni in acqua e sale marino con soluzione 10 g/L per dieci minuti al giorno fino a scomparsa dei sintomi.

    FaOwc0X



    vMFWxHw



    Tubercolosi
    Sebbene questa malattia in natura sia estremamente rara, in acquario è piuttosto diffusa, probabilmente a causa delle cattive condizioni di salute e di stabulazione in cui vengono allevati la maggior parte dei pesci facilmente reperibili sul mercato.
    È provocata dal batterio Mycobacterium piscium e dal Mycobacterium Marinum.
    Si presenta con inappetenza, dimagrimento, colori sbiaditi e pinne sfrangiate a cui successivamente sopraggiungono ulcerazioni sanguinanti. Talvolta è possibile assistere alla deformazione della colonna vertebrale.
    Il rischio di contagio è basso in quanto la sua diffusione è dovuta principalmente ad una dieta poco varia e priva di vitamine con un sovraccarico organico della vasca. Non necessariamente è mortale, in quanto un pesce tubercolotico, per quanto debilitato, se tenuto in condizioni ottimali ha un'aspettativa di vita simile a quella di un pesce sano.

    I Micobatteri sono un genere di batteri Gram- positivi composto da moltissime specie, tra cui alcune affini all'uomo. Il M. Piscium e il M. Marinum sono stati trovati in piscine e parchi acquatici e risultano (più che altro il Marinum) essere dei batteri opportunistici anche per l'uomo. E' in realtà molto raro che ciò avvenga, ad ogni modo è consigliato che persone con immunodeficienze o sistemi immunitari compromessi come bambini, anziani, malati e immunodepressi evitino di far entrare in contatto le proprie ferite con l'acqua e i pesci infetti dai micobatteri. La cosa peggiore che potrebbe accadere, è una dermatite nelle zone periferiche del corpo (mani, braccia, polpacci, piedi) su cui erano presenti le ferite che sono entrate in contatto con l'acqua infetta. Infatti, solo le zone periferiche del corpo possono essere aggredite da questo batterio. E' infatti dimostrato che il M. Piscium e il M. Marinum muoiano se esposti a temperature superiori a 37 gradi.

    Trattamento: non c'è cura.

    FudzO3V



    Idropisia
    L'idropisia, anche definita Ascite, non è propriamente considerata una malattia, bensì una conseguenza di un'altra malattia in atto.
    La causa più probabile dell’idropisia è un’infezione batterica interna ma a questa possono essere associati anche virus e cattive condizioni dell’acqua. L’infezione colpisce gli organi interni, che smettono di funzionare correttamente. Questo fa sì che si abbia una ritenzione di liquidi all’interno del corpo del pesce, che si manifesta con ingrossamento del tronco e squame sollevate. Il gonfiore altro non è che il risultato dell’incapacità del pesce di regolare i livelli di liquidi presenti in una zona del suo corpo. Solitamente si tratta dell’addome, nello specifico la cavità viscerale che ospita lo stomaco, l’intestino, la cistifellea ed i reni.
    I pesci duramente colpiti presentano anche esoftalmo, opacità degli occhi e protrusione dell’ano.
    In seguito a dissezione, i pesci colpiti presentano gli organi interni infiammati, ingrossati e con una colorazione alterata. Non è comunque facile ricondurre tutto ciò a una malattia ben precisa.
    I batteri responsabili dell’idropisia sono normalmente presenti in acquario e i pesci possono contrarre la malattia solamente se sono sottoposti a stress quali fame, alimentazione sbagliata, trasporto violento, condizioni igieniche dell’acqua carenti, aggressività subita da parte di altri esemplari presenti nella vasca, livelli elevati di nitriti, di ammoniaca o ancora al pH basso frutto di una cattiva o scarsa manutenzione dell’acquario da parte dell’acquariofilo.
    Nel caso della carpa, essa può essere provocata da un'infezione virale da Rhabdovirus Carpio.
    L’idropisia non è contagiosa ma se i pesci sono sottoposti alla stessa fonte di stress o patogena potremmo ovviamente osservare il diffondersi di più casi nel nostro acquario. Quando il gonfiore compare generalmente è troppo tardi per scongiurare il peggio anche se, in alcuni casi, individuata nella prime fasi, può essere trattata.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: il rimedio che si è rivelato più efficace è il trattamento con il Furazolidone (antibiotico). È importante intervenire ai primi segni di comparsa della malattia. Il medicinale va somministrato insieme con il cibo calcolando 0.025-0.075 mg di medicinale ogni grammo di peso del pesce al giorno per un periodo fino a venti giorni. Si mischia il medicinale con il cibo inumidito lasciandolo poi asciugare.
    Per infezioni di minore intensità si può trattare l’acquario diluendo da 5 a 25 g di Furazolidone, a seconda dell’intensità della malattia, per litro d’acqua dell’acquario, ripetendo il trattamento ogni 24 ore con cambi parziali d’acqua per cinque o sette giorni.
    Per il trattamento della vasca in cui ci siano stati uno o più casi di idropisia e per evitarne la trasmissione agli altri pesci, si può usare la Nitrofurantoina:.sciogliere le capsule in acqua calda, calcolando 100 mg di medicinale ogni 30-40 litri di acqua dell’acquario. Prima del trattamento va sempre sifonato il fondo e tolto l'eventuale carbone attivo dal filtro. Si lascia agire il medicinale in acquario per circa 15 giorni, dopodiché si effettua un cambio di acqua e se si ha, si inserisce nel filtro il carbone attivo.
    L'ambramicina (antibiotico) funziona per il 50% dei casi e solo agli stadi iniziali della patologia. E' un farmaco, quindi se usato scorrettamente e' letale o comunque dannoso e l'uso non e' adatto ai principianti. Si inserisce in acquario 1 capsula per 20 litri di acqua, da somministrare, previo scioglimento in tazzina con acqua tiepida, per 5 giorni. Il medicinale causa acqua colorata e schiumosa (la schiuma può essere tolta ) quindi e ‘ obbligatorio l’uso dell'aeratore per tutto il periodo della cura. Al termine del 3°giorno si sostituisce il 30 % di acqua e si prosegue la cura.
    Si può anche usare il Blu di Metilene (1gr x 100L) come cura provvisoria o il sale marino (10gr x 1l), sebbene esse siano solo cure blande e lenitive che molto difficilmente fermeranno la malattia, ma che hanno il potere di rallentare il suo processo poiché disinfettanti.
    In commercio è possibile trovare Baktopur direct: 1 pasticca ogni 50 litri da sciogliere a parte e distribuire poi in acquario in unica somministrazione. Eventualmente ripetere dopo tre giorni.

    jaPBTxl



    Infezioni batteriche comuni
    Sono infezioni dovute a batteri presenti normalmente in acquario e interessati alla demolizione e digestione di sostanze di scarto e cellule morte. Quando il pesce si ferisce, è debilitato, le sue difese immunitarie si abbassano e diventa facile preda di questi batteri normalmente pacifici. Quando queste infezioni interessano batteri appartenenti alla famiglia degli Enterococchi, si viene a creare una vistosa lanugine bianca, che può essere confusa con Saprolegnia a prima vista, ma con uno sguardo attento si possono notare le differenze.
    È anche detta "malattia del cotone" per via del modo particolare con cui si presenta.
    Il pesce in principio si strofina contro le pareti, è affaticato, non mangia, ha il respiro corto e sta sul fondo, nei casi peggiori il pesce arriva a coricarsi su un fianco.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: è essenziale la tempestività, l'ossigenazione nella vasca deve essere al massimo, le ore di luce vanno diminuite per non urtare troppo la sensibilità dei pinnuti.
    E' comunque consigliato fare bagni in acqua e sale marino con soluzione 10 g/L per dieci minuti al giorno e inserire in acquario 3 gocce di soluzione di blu di metilene (1:100) per ogni litro dell'acquario. La terapia continuerà fino alla scomparsa dei sintomi.
    Nei casi peggiori, è utile utilizzare un antibiotico, in questo caso l'ampicillina risulta avere un buon effetto contro gli Enterococchi.

    AtW7GJL


    Infezioni da Funghi


    Infezioni micotiche
    Sulla pelle del pesce compaiono macchie scure, in rilievo, tendenti al nero o al rosso, oppure batuffoli biancastri nei pressi delle pinne, bocca, occhi e branchie. Questa malattia è dovuta a funghi, prevalentemente appartenenti ai generi Saprolegnia e Achlya, Calyptralegnia, Leptolegnia, Aphanomyces, Dictyuchus, Pythiopsis e Thraustotheca, miceti che colpiscono i tessuti lesi (graffi, tagli, ferite di ogni genere) del pesce con aggressività e gravi complicazioni. Soprattutto i Ciprinidi come le carpe Koi e i pesci rossi sono più soggetti al fungo delle branchie, il Branchiomyces sanguinis, responsabile di una morte lenta e dolorosa.
    Di norma le spore di questi funghi sono pacificamente adagiate sulla cute dei pesci e la loro germinazione è impedita dall'integrità della cute e dagli anticorpi presenti nel muco protettivo che la riveste.
    Il pesce è affaticato, non mangia, respira a fatica, spesso sale in superficie a prendere aria e si strofina contro le pareti.
    La causa è data principalmente dallo sporco e dalle cattive condizioni in cui è tenuto l'animale, oppure per via contagiosa nel caso in cui si abbia inserito in acquario un pesce senza aver prima effettuato la quarantena.
    Va curata con tempestività e prontezza.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: data la urgente necessità di ossigeno, è necessario portare l'ossigenazione al massimo.
    In caso di pesci d'acqua fredda come i pesci rossi, alzare la temperatura di due o tre gradi.
    Funghi del genere Saprolegniaceae si sono rivelati particolarmente sensibili alle variazioni di salinità dell'acqua. L'ideale sarebbe effettuare una terapia a base di bagni in acqua e sale marino con soluzione 10 g/L per dieci minuti al giorno fino a scomparsa dei sintomi.
    E' possibile utilizzare anche una soluzione di blu di metileme (1:100) in quanto esso è un disinfettante.
    Nel caso in cui la situazione sia particolarmente grave, è possibile effettuare una terapia in isolamento a base di betadine (iodopovidone) disciolto in acqua. Quest'ultima soluzione è da evitare se non si hanno le conoscenze adeguate, così come una cura con antibiotico e antimicotico.

    ZoVdVcW



    Dermocistiosi
    Esistono vari tipi di Dermocystidium, funghi parassiti che aggrediscono i pesci d'acqua dolce sia fredda che tropicali.
    Causano la formazione di cisti di colore rosso scuro sulla pelle, rigonfiamenti doloranti e fastidiosi.
    I pesci affetti manifestano i primi sintomi entro la prima estate di vita, successivamente ci sono stati esemplari che superato il terzo anno di età hanno sviluppato una sorta di immunità dal virus, debellandolo. Il processo ancora non è stato chiaro.
    Un pesce affetto da questo fungo può comunque condurre una vita soddisfacente se curato nel modo corretto.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: non c'è cura.

    MoKMwDw


    Infezioni Virali


    Il Vaiolo della Carpa, POX
    Herpesvirus Cyprini è un virus che colpisce i ciprinidi, quindi carpe, pesci rossi e via discorrendo.
    La malattia insorge con la comparsa sulla cute di placche biancastre dello spessore di 1-2 mm che vanno via via aumentando col passare dei giorni. In casi molto gravi arrivano a congiungersi tra loro, formando zone estese di placche bianche che poi si ulcereranno, lasciando infine cicatrici evidenti.
    Di norma non è una malattia mortale, sebbene offra il fianco a molte malattie secondarie altrettanto pericolose.
    Questo virus è uno dei responsabili delle malformazioni ossee e dei ritardi nella crescita dei ciprinidi, nonostante ciò è possibile far condurre a questi animali una vita ugualmente dignitosa rispettando le loro esigenze ed evitando sovraffollamenti, stress e cattiva stabulazione.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: non c'è cura

    KjtFElc




    Viremia primaverile della Carpa
    Colpisce tutti i ciprinidi, in prevalenza quelli allevati all'aperto nei laghetti, ma a causa di infestazioni da parassiti esterni o contatto con pesci infetti portatori sani, si può diffondere anche in acquario.
    Essa è causata dal Rhabdovirus carpio, che colpisce in prevalenza durante l'inverno a causa delle basse temperature, mentre sopra i venti gradi essa risulta poco contagiosa.
    Sintomi di questa malattia sono prevalentemente l'idropisia, il gonfiore diffuso, l'esoftalmo, scaglie rialzate, colori alterati verso tonalità più scure, ulcere cutanee, macchie rosse, eccesso di muco branchiale, infiammazione cronica della vescica natatoria e problematiche legate ai reni, anemia, emorragie petecchiali etc.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento:La malattia si rivela mortale quasi nella metà dei casi, tuttavia è possibile contrastarla mediante una terapia antibiotica a base di tretracicline, oppure nitrofurantoina, sulfamidici o Ciprynopur (8ml/100L)

    NU3H9yh



    Linfocisti
    Questo virus colpisce oltre 125 specie, sia marine, che tropicali d'acqua dolce, che d'acqua fredda.
    La malattia si manifesta con la comparsa di noduli bianchi di grandezza inferiore al millimetro che aumentano col tempo, guarendo di norma da sole dopo qualche tempo. Salvo complicazioni secondarie, è una malattia raramente fatale.
    Si tratta di un virus che si inserisce in una cellula della cute dell'animale e causa una crescita a dismisura della medesima, causando quindi delle cisti.
    E' contagioso.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento:di norma i noduli emergono in concomitanza con stress e cali delle difese immunitarie. Se il pesce venisse curato in maniera ottimale senza stress, avrebbe una qualità e durata della vita pari ad ogni suo simile.
    Queste escrescenze tumorali possono regredire o fermarsi se l'animale viene sottoposto ad una cura di vitamine.

    kvIg30Q


    Infezioni da Alghe


    Nei pesci tropicali, in seguito all'infestazione della vasca da parte di alghe, può accadere che queste ultime consumino l'ossigeno disciolto nell'acqua, determinando la morte per asfissia.
    Particolari alghe come Mucophilus Cyprini è infatti capace di legarsi attorno alle branchie dei pesci, soffocandoli.
    Altre alghe, come Prymnesium Parvum, sono in grado di produrre potenti tossine. Nel caso del Prymnesium Parvum, si parla della ittiotossina primnesina, che provoca la perdita della permeabilità selettiva di membrana, interferendo quindi con il processo di osmosi svolto dalle branchie.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: l'unica cosa che è possibile fare in questi casi, è tenere sotto controllo le alghe valutando la ragione della loro proliferazione ed eliminandone le cause.

    Disagi dati da valori errati e sostanze chimiche tossiche


    Intossicazione da nitriti, nitrati e ammoniaca
    Si presenta con respirazione affannata, esoftalmo, colori sbiaditi, possibile inappetenza, nervosismo o apatia e alterazione dei muchi protettivi. Può capitare che parti periferiche del corpo, pinne comprese, assumano sfumature nerastre da non confondere con infezioni.
    Quando in acquario i livelli di nitriti e nitrati raggiungono livelli troppo alti, i pesci possono morire di anossia oppure cominciare a manifestare sintomi di intossicazioni, nuotando storti, in principio affannandosi per respirare in superficie e poi stanziando sul fondale boccheggiando.
    Le cause più comuni di un aumento di nitriti, nitrati ed ammoniaca sono: sovrappopolazione in acquario, filtro non maturo, assenza di piante e aeratore, sporcizia...
    Tutti i pesci nell'acquario manifestano gli stessi sintomi.

    Non comporta rischi per l'uomo

    Trattamento: in caso di eccesso di nitriti, ammoniaca e nitrati (tutti e tre valori misurabili mediante i test per acquario) basterà pulire la vasca effettuando un cambio parziale aspirando l'acqua dal fondale, far maturare il filtro nel modo corretto ed assicurarsi che l'animale venga curato nel modo corretto. In caso di metalli pesanti, effettuare un cambio d'acqua parziale ed acquistare un biocondizionatore che li neutralizzi.

    TJwWMmh



    Intossicazione da metalli e sostanze chimiche
    I sintomi sono spesso simili all'intossicazione da nitriti, sebbene gli animali possano non manifestare l'affanno. I colori talvolta possono addirittura accentuarsi ma i pesci manifestano comportamenti insoliti e difficoltosi.
    Tutti i pesci nell'acquario manifestano gli stessi sintomi sebbene alcuni esemplari possano essere più delicati di altri.
    Può essere causata da: impiego di materiale metallico (zinco, ferro, alluminio, rame...) in acquario, acqua del rubinetto con tubature che rilasciano metalli, acqua da scaldabagni appena disincrostati, residui di detersivi, utilizzo di prodotti chimici tossici nei pressi dell'acquario, insetticidi, creme, smalti, sostanze chimiche tossiche, sovraddosaggio di prodotti per la cura o il trattamento dell'acqua.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: utilizzare immediatamente un buon biocondizionatore che neutralizzi i metalli pesanti (come Aquatan della Sera), fare un cambio parziale aspirando l'acqua dal fondale (dove si depositano i metalli per precipitazione), inserire in acquario per una settimana dei carboni attivi e se possibile utilizzare un antiveleno (come Toxivec della Sera).

    Acidosi, pH basso

    Il PH è un valore importantissimo nelle nostre vasche, esso indica il valore dell'acidità dell'acqua. Esso si definisce neutro quando raggiunge il valore 7 della scala del pH, acido quando il valore scende sotto al 7 e alcalino (o basico) quando supera il valore 7.
    Il pH si misura mediante vari metodi e strumenti, come per esempio il piaccametro. Nel caso degli acquari, possiamo optare per due metodi principali: le cartine tornasole o i test a reagente. Le prime sono cartine che entrando in contatto con l'acqua della vasca mutano il loro colore a seconda del valore del pH captato. Per una maggiore precisione, consigliamo i test a reagente, che mediante la reazione chimica fra un campione di acqua e un reagente, fanno assumere alla soluzione un colore indicativo di un dato valore, che verrà successivamente paragonato con quello della legenda.
    Ogni pesce ha delle esigenze particolari in fatto di pH. Nel caso in cui il pesce si dovesse trovare in una vasca con un pH troppo alterato rispetto a quanto gli è possibile tollerare, si verificheranno dei fenomeni spiacevoli per i pesci.
    Nel caso di pH troppo acido, i sintomi mostrati dai pesci variano da movimenti a scatti, ispessimento del muco posto sulla cute, apatia, nervosismo, respirazione accellerata, malattie fungine o batteriche, sbiadimenti del colore, ulcere, morti improvvise e apparentemente immotivate, sfaldamento delle pinne, perdita delle scaglie.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: Per alzare il valore del pH, è sufficiente aggiungere in acquario del bicarbonato di sodio precedentemente disciolto in un bicchiere di acqua. Per conoscere la corretta dose di bicarbonato da aggiungere in acquario per raggiungere un preciso valore di pH, visitate QUESTA pagina.



    Alcaloidosi, pH troppo alto
    Nel caso in cui il valore del pH sia troppo alto, i sintomi manifestati dai pesci sono simili a quelli dell'acidosi. Per prima cosa accertarsi che il pH sia davvero errato, dopodiché procedere con la modifica del medesimo.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: per abbassare il valore del pH, è necessario andare ad agire sul kH. Innanzitutto verificare da che cosa è dovuto l'innalzamento del pH. Verificare per prima cosa il valore dell'acqua del rubinetto. Nel caso in cui risulti neutra, la causa dell'innalzamento del pH è da ricercare nella vasca. Avete aggiunto in vasca nuove rocce e sassi di recente? In tal caso, sappiate che alcune pietre sono in grado di alterare il valore del kH, causando un aumento del pH. In tal caso eliminate la causa del disturbo ed effettuate un cambio di acqua in modo tale che il valore si riduca.
    Nel caso di una situazione di emergenza, è possibile acidificare l'acqua della vasca con qualche goccia di limone, sebbene l'effetto sia solo temporaneo. ma al più presto è necessario correggere il valore in modo duraturo effettuando dei cambi parziali con acqua di osmosi o con prodotti appositi per la diminuzione del kH.



    Problemi fisici non causati da patogeni


    Infiammazione della vescica natatoria
    L'animale presenta un nuoto irregolare, tende a salire in superficie e a girarsi sul dorso a causa del malfunzionamento della vescica natatoria. Mancano di equilibrio e compiono movimenti balzanti nel tentativo di ripristinare la posizione corretta. Nei pochi momenti di riposo, punta il muso contro il fondale, lasciando cadere le pinne in avanti. Non si tratta di un'infezione, ma di un'infiammazione, pertanto non, è contagiosa.
    Può essere causata da mangime inadatto, sbalzi di temperatura, stress, un blocco intestinale, problemi digestivi. sbalzi di pH, ingestione di sassolini, digiuno troppo prolungato...

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: lasciare l'animale a digiuno per 2 giorni e successivamente dare da mangiare piselli bolliti e dell'aglio bollito. Nel caso in cui l'animale sia in una situazione molto grave di deperimento e quindi prossimo alla morte, somministrare i piselli e l'aglio anche subito. Potrebbe rifiutare il cibo. In tal caso le probabilità di riuscita dipendono tutte dal fatto che si alimenti. Cliccare qui per la spiegazione su come preparare i piselli bolliti per i pesci.

    j8Bf7lE



    Blocco intestinale
    Si presenta con ventre gonfio, inappetenza, nuoto curvo, stazionamento in superficie o sul fondo, muso rivolto verso il basso e coda verso l'alto. L'animale non defeca, è leggermente gonfio e non riesce più a cibarsi. È importante non confondere questo disagio con l'infiammazione della vescica natatoria o l'idropisia.
    È causato da una alimentazione scorretta, povera di fibre e verdure. È un problema molto comune nei pesci sottoposti a temperature più basse di quelle idonee alla loro specie ed una alimentazione composta esclusivamente da mangimi commerciali. In alcuni casi il pesce riesce ancora ad alimentarsi, ed è quindi recuperabile con una modifica dell'alimentazione.

    Non comporta rischi per l'uomo.

    Trattamento: nei pesci d'acqua fredda portare la temperatura ad almeno 24°, fare 3 giorni di digiuno e poi somministrare piselli e aglio bolliti. Nel caso il pesce sia in queste condizioni da più di 2 settimane, è il caso di utilizzare un metodo più drastico. Prendere un bicchiere, versarci dentro un poco di olio di vasellina e lasciare a mollo un po' di mangime del pesce (preferibilmente granuli) in attesa che si impregnino dell'olio. Non appena saranno gonfi di olio (ci potrebbe volere mezzora perché siano zuppi) somministrarli all'animale e aspettare che li mangi. In questo modo il pesce sarà stimolato dal purgante e si libererà.


    Deformazioni
    È possibile, sebbene piuttosto raro, che ci si possa imbattere in un pesce che presenta delle malformazioni fisiche. In alcuni casi sono malformazioni date da ferite, riconoscibili per le cicatrici, come per esempio la mancanza di un occhio o uno sfregio. In altri casi però, è possibile vedere pesci con una pinna minuscola in confronto alle altre, oppure con gli opercoli sollevati o addirittura mancanti, con le branchie scoperte.
    In questi casi la causa può essere di origine genetica oppure l'animale può aver sofferto di una mancanza di nutrimento e vitamine in giovanissima età.
    È possibile effettuare delle terapie a base di vitamine, tuttavia nella stragrande maggioranza dei casi, sono deformazioni irreversibili.



    GoldfishWorld Forum non si assume nessuna responsabilità per qualsiasi terapia ad esito negativo.



    Si ringraziano i siti di veterinaria che hanno concesso l'uso delle loro immagini.

    Licenza Creative Commons
    Malattie Dei Pesci Ornamentali D'Acqua Dolce diDaniela Elia è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
    Based on a work at https://goldfishworld.forumcommunity.net/.


    Edited by Fiore di Maracuja - 10/9/2016, 16:01
     
    Top
    .
0 replies since 17/11/2011, 17:25   113937 views
  Share  
.